Gli elettrodomestici a basso consumo energetico, essendo meno energivori rispetto ai vecchi modelli consentono di risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica ma anche sui consumi di acqua e metano. Leggi la guida per conoscerne caratteristiche, tipologie, e come scegliere il gli elettrodomestici a basso consumo energetico in base a criteri di qualità, prezzo e corretta informazione per il consumatore.
Il dilemma degli elettrodomestici a basso consumo energetico è senza dubbio il costo iniziale, anche se a lungo andare la spesa viene ricompensata da una maggiore efficienza e da un risparmio non indifferente sui costi dei consumi.
Chiaramente converrebbe sostituire i vecchi apparecchi con quelli più moderni, ma sarebbe certamente meno conveniente (a livello di costi, ma soprattutto di ambiente) è cambiare elettrodomestici ancora nuovi, visto che anche rottamare questi strumenti comporta spreco di energia.
La scelta deve essere particolarmente oculata per quanto riguarda frigoriferi e congelatori, che incidono per circa un quarto della bolletta: è bene quindi optare per soluzioni adeguate alle proprie esigenze.
Proviamo a stilare una piccola classifica dei consumi di energia dei principali prodotti, così da poter valutare attentamente pregi e difetti del prodotto su questo versante, al momento dell’acquisto:
-La lavastoviglie copre all’incirca il 3% dei consumi medi in casa;
-Frigorifero e congelatore hanno un’incidenza più o meno pari al 10%;
-Cucina elettrica, televisori e computer si attestano intorno al 7-9%;
-Una buona componente la fanno anche l’illuminazione e l’acqua calda, anche se quest’ultima incide sicuramente in misura maggiore;
Il resto della bolletta copre il consumo di altri elettrodomestici.
Chiaramente i consumi e le proporzioni variano a seconda del prodotto (quelli in classe A consumano molto meno), e comunque al tipo di utilizzo che se ne fa, per esempio, anziché utilizzare l’asciugatrice, o lo spremiagrumi elettrico, o lo spazzolino a corrente, si possono preferire gli strumenti manuali.
Molto varia poi anche dal tipo di elettrodomestici installati (ad esempio se la cucina non è elettrica il consumo sarà diverso, così pure se non sono necessarie caldaie o boiler per l’acqua calda).
Ma come scegliere i prodotti a basso consumo energetico? Per aiutare i consumatori nella scelta e per responsabilizzare i produttori, la normativa europea che trova applicazione anche in Italia, impone che l’efficienza energetica sia evidenziata all’interno delle caratteristiche del prodotto.
L’etichetta energetica per elettrodomestici è stata introdotta nel 1994 con una scala che andava dalla G alla virtuosa A. Il miglioramento tecnologico e lo sforzo verso la sostenibilità ambientale, però, hanno fatto in modo che i produttori di tecnologia per gli ambienti domestici aumentassero sempre di più la propria categorizzazione.
Così sono nate le classi A+, A++ e A+++ per sottolineare i sempre maggiori interventi a favore del risparmio energetico, e le classi dalla C in giù sono quasi scomparse. Questo ha creato grossi problemi e confusione. Il livello è ormai così alto che anche tra elettrodomestici di classe energetica A+++ ci sono enormi differenze, e aggiungere altri simboli per distinguerli avrebbe creato ulteriori problemi.
Dal 1° marzo 2021 e fino al 2023, quindi, l’etichettatura energetica degli elettrodomestici cambia nuovamente. Scompaiono le diciture seguite dal segno + e si ricomincia a valutare la sostenibilità ambientale a partire dalle lettere più “basse” dell’alfabeto. In questo modo, sarà più facile distinguere realmente i livelli di risparmio energetico e produzione sostenibile nei diversi oggetti elettronici.
Per esempio, consumo di asciugatrice a pompa di calore classe A è inferiore ai 3 kWh per ciclo, mentre il consumo di asciugatrice a resistenza classe B o C attesta tra i 3 e i 5 kwh per ciclo di asciugature. A fronte di un utilizzo di circa 20 volte al mese, un’asciugatrice di classe A costa mediamente 150 euro all’anno di energia.
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